Timidezza e fobia sociale

 

La timidezza è un concetto di non facile caratterizzazione. Essere timido vuol dire avere difficoltà ad avvicinare le altre persone a causa di timore, cautela o diffidenza. La persona timida è restia ad incontrare persone o ad avere a che fare con determinate cose. La persona timida è circospetta, si limita nel parlare, ha difficoltà nell’autoaffermazione ed è riservata e spesso diffidente. La sensazione prevalente che vive in relazione con gli altri è un diffuso disagio.

La timidezza, tuttavia, assume significati diversi a seconda della soggettività, è una condizione che varia a seconda delle situazioni, passando da un leggero disagio a una paura irrazionale, a un vero e proprio disturbo d’ansia (fobia sociale).

La timidezza è un fenomeno diffuso, universale. La sua diffusione varia a seconda della cultura e delle diverse individualità. I bambini in età scolastica sono tendenzialmente più timidi degli adulti, mentre durante l'adolescenza il fenomeno cresce e non c’è sostanziale differenza tra maschi e femmine.

 

Come agisce la timidezza?

La timidezza, come affermato in precedenza, può agire differentemente a seconda della situazione e della persona che la vive. Ci possono essere individui che vivono la timidezza piacevolmente, che si sentono a loro agio nel proprio “mondo” fatto di attività solitarie: lettura di libri, hobby, passeggiate nella natura ecc. Non sono molto attratti dal poter socializzare con altre persone.

In altri casi, troveremo quei timidi che si sentono timorosi, goffi. In sostanza avvertono una certa inadeguatezza nelle occasioni sociali e questo provoca disagio. L’arrossire, per esempio, o un certo imbarazzo sono manifestazioni esteriori che generano difficoltà.

Ci possono essere, tuttavia, situazioni opposte in cui la persona timida aggredisce verbalmente gli altri in una vera e propria reazione paradossale. Del resto la paura si può manifestare in due modi completamente opposti: con reazioni di fuga e di ritiro, determinando comportamenti di evitamento, oppure con reazioni di attacco.

A livello fisiologico, le persone timide asseriscono di avere i seguenti sintomi quando sono in determinate situazioni di esposizione nei confronti degli altri:

- accelerazione del battito cardiaco;

- sensazione di una morsa allo stomaco;

- sudorazione eccessiva.

Queste sono notoriamente reazioni che sopraggiungono in situazioni di forte attivazione emozionale (rabbia, paura, eccitazione sessuale ecc..), quello che cambia è ciò che le persone attribuiscono all’evento, ovvero il significato che danno alla propria percezione dei segnali corporei.

Un segnale corporeo che è tipico di questa emozione e che nessuno può nascondere è il rossore.

In una posizione estrema ci sono i timidi cronici. Essi provano un terrore assoluto quando devono esporsi nei confronti degli altri, si sentono annichiliti e impossibilitati a fare qualsiasi cosa. L’unica soluzione è quella della fuga repentina. In questi casi, la persona vive un vero e proprio terrore che può sfociare in forme di nevrosi assai invalidanti. Esse possono trasformarsi in manifestazioni depressive che interessano la persona in tutti gli aspetti della propria vita.

 

Cosa fare per vincere la timidezza?

La psicoterapia e la consulenza psicologica possono offrire soluzioni soddisfacenti a problemi di questo tipo attraverso:

- l’incremento del senso di autoefficacia nell’affrontare le varie sfide della propria vita;

- il miglioramento delle tre relazioni fondamentali che la persona vive: con se stessa, con gli altri e con il mondo.

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