La difficoltà nell'espressione delle emozioni

 

Si fa un gran parlare di emozioni, di capacità di esprimere con soddisfazione i propri stati d’animo, per il proprio benessere. Stare bene, in questo caso, significa essere capaci di sentire, valutare, accettare ed esprimere noi stessi. La persona, infatti, prova soddisfazione se riesce ad avere il coraggio di sbagliare, esprimendo anche ciò che spesso, erroneamente, viene valutato come segno di debolezza. Si arriva, quindi, in casi estremi, a vivere la relazione tentando di controllare ogni possibile messaggio che possa far capire all’altro cosa si prova. Quasi come i giocatori di poker che non lasciano trapelare nulla, nello sforzo di non fornire nessuna informazione all’avversario. Le relazioni non sono, tuttavia, partite a carte e diventa sempre più difficile avere a che fare con le altre persone se viviamo immersi nel mondo, ma allo stesso tempo ci isoliamo quasi completamente. In questa modalità di atteggiamento e comportamento la persona agisce spesso per paura del giudizio. Solitamente chi ha paura di questo vive intrappolato nella timore di non dover far trapelare nulla di se stesso. Vive poco o nulla nella libertà del rapporto e agisce attraverso il controllo quasi assoluto. Quest’inibizione volontaria può provocare problemi anche a livello psicofisico (le cosidette malattie psicosomatiche). La tensione interiore, provocata dal tentativo di controllare se stessi induce il corpo ad esprimersi diversamente. I livelli di stress di una persona perenemente in allerta, attenta eccessivamente a non far trapelare nulla possono determinare le cosidette sindromi stress-correllate. A questo proposito può interessare il concetto che rimanda al termine alessitimia, ovvero: l’incapacità di saper definire verbalmente le proprie emozione e sensazioni. Il caso precedentemente detto, è tuttavia diverso. Ci troviamo, infatti, di fronte a persone che solitamente riconoscono i propri sentimenti e proprio in virtù di questo provano a “difendersi” dagli altri nascondendosi. Sono, a volte, persone che sono state travolte dalle sensazioni ed emozioni. Hanno spesso avuto episodi in cui sentivano di non saper gestire se stessi. Per questo hanno cominciato a misurare il proprio linguaggio, a limitare il più possibile l’espressività corporea. Si tratta di persone che guardano eccessivamente dentro se stessi, per impedire agli altri di giudicare. che fare allora? Dagli studi compiuti, abbiamo visto che attraverso specifiche tecniche di trattamento è possibile incrementare quei processi psicologici che noi riteniamo fondamentali per cambiare questo stato di cose.

 

I processi psicologici a cui facciamo riferimento sono:

Il riconoscimento delle proprie emozioni attraverso l’osservazione.

L’accettazione dei propri stati emotivi.

L'accettazione dell’osservazione dei propri stati emotivi da parte degli altri.

 

Osservare

Osservare significa guardare senza intervenire. Si permette di avere una visione più tranquilla dei propri stati emotivi, riducendo il coinvolgimento eccessivo. E’ come quando in mare si fa posizione del “morto”, lasciandosi andare e ottenendo di farsi sostenere dall’acqua. Si raggiunge una sensazione di calma e tranquillità che successivamente, permette di accettare l’intera gamma degli stati d’animo, riconoscendoli nelle loro sfumature, nei loro colori e nelle loro diversità.

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